Sblocca Italia: affittare per pagare meno tasse

Il decreto legge Sblocca Italia, dopo almeno due settimane di incontri, riflessioni e confronti, sembra finalmente essere al completo. Una delle ultime tessere mancanti per completare il mosaico era quella inerente il pacchetto casa che alla fine di agosto era stato approvato in via provvisoria. Infatti, in queste settimane sono stati molto intensi i contatti fra il Ministero delle Infrastrutture e quello dell'Economia per limare la distanza su alcuni punti. Finalmente l'accordo sembra raggiunto e la legge riguardante i beni immobili è stata inserita nel decreto Sblocca Italia. Secondo le nuove norme, tutti coloro che acquisteranno casa con indice di risparmio energetico elevato e la concederanno in affitto per 8 anni rispettando il canone concordato, potranno ottenere dallo Stato un bonus fiscale pari al 20% del prezzo dell'acquisto e fino ad una quota massima di 300mila euro da ricevere nell'arco degli 8 anni. Il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi ha chiarito che, con questa nuova legge, tutti coloro che compreranno una casa e la daranno in affitto tenendo conto del prezzo calmierato, potranno avere dallo Stato la restituzione di una quota delle tasse.

Questo sistema è stato preso in "prestito" dalla Francia dove si è rivelato efficace per rilanciare il settore del mercato immobiliare. Il problema dei canoni esiste perché essi si basano ancora su una legge del 1913 che evidentemente non è più applicabile alla situazione attuale. Al momento, la revisione dei canoni è stata effettuata solo nelle grandi città, ma con il decreto Sblocca Italia verrà emanata una norma valida per tutto il Paese. Nei prossimi giorni ci saranno incontri con l'associazione dei Comuni per stabilire quale dovrà essere il nuovo sistema degli affitti calmierati da applicare su tutto il territorio nazionale. Un'altra novità importante riguarda i lavori di ristrutturazione e la semplificazione della burocrazia. Col decreto "sblocca burocrazia", infatti, chi vorrà effettuare interventi nelle proprie abitazioni, ampliandole o frazionandole, potrà farli senza andare più incontro ad iter burocratici lunghi e faticosi. Infatti, questi non saranno più considerati lavori di ristrutturazione, ma manutenzione straordinaria, in modo tale che, per farli partire, basterà semplicemente scrivere una dichiarazione di inizio lavori e soprattutto non si dovrà più pagare il contributo di costruzione al Comune. Restano, invece, gli oneri di urbanizzazione. L'importante è che i lavori non riguardino parti strutturali dell'abitazione.

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