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Casa in eredit?, che fare?

14 Luglio 2014

Ecco quali sono le tasse da pagare, chi deve pagarle e quali dichiarazioni vanno effettuate quando si riceve un bene in successione. L’eredità è costituita da beni trasferiti agli eredi, come coniuge, figli e parenti vari alla morte del de cuius che rientrano nel cosiddetto attivo e passivo ereditario. Nell’attivo vi rientrano immobili, mobili di qualsiasi tipo tranne i veicoli iscritti al PRA, denaro, gioielli e tutti i beni che si trovano come ornamento e arredo della casa. Costituiscono il passivo invece le spese funebri, quelle mediche sostenute a favore del parente defunto, insieme ai suoi debiti fiscali. Quando si è chiamati all’eredità, la singola quota trasferita ad ogni erede è soggetta alla tassa sulle successioni. Questa imposta si applica sui beni ricevuti in eredità che costituiscono l’attivo, come l’immobile, denaro, gioielli, arredi e non sulle spese mediche e funerarie che invece costituiscono il passivo. Sono obbligati al pagamento dell’imposta gli eredi. Se solo uno di questi si fa carico da solo dell’intero pagamento dell’imposta, potrà rifarsi esercitando il diritto di rivalsa nei confronti degli altri eredi qualora siano inadempienti. È bene ricordare che si può sempre rinunciare all’eredità e non pagare l’imposta. In questo caso la rinuncia deve essere fatta con una dichiarazione, ricevuta da un notaio oppure dal Cancelliere del Tribunale del circondario in cui si è aperta la successione. 

Ma come si calcola la tassa da pagare? La base imponibile, ossia il valore dei beni su cui calcolare l’imposta, quando si eredita un immobile, è data prendendo a riferimento la rendita catastale rivalutata del 5% e poi moltiplicata per dei coefficienti specifici (110, per la prima casa; 120, per i fabbricati appartenenti ai gruppi catastali A e C; 140, per i fabbricati appartenenti al gruppo catastale B; 60, per i fabbricati delle categorie A/10 ossia uffici e studi privati; 40,8, per i fabbricati delle categorie C/1, negozi e botteghe). Al valore ottenuto si applicano poi delle aliquote diverse a seconda del grado di parentela esistente tra la persona deceduta e l’erede e si considera la franchigia, ossia l’importo sopra il quale si applica la tassa. Ma non è solo l’imposta di successione l’unica da pagare quando si ereditano beni. Quando si riceve una casa in eredità in particolare, oltre alla tassa di successione di pagheranno le imposte ipotecaria e catastale. Queste sono pari, rispettivamente, al 2 e all’1% del valore degli immobili, con un versamento minimo di 168 euro per ciascuna imposta, sempre che l’immobile sia non di lusso.

Dopo aver pagato tutte le imposte ed entro 1 anno dalla data di apertura della successione, l’erede deve recarsi presso gli uffici dell’agenzia delle entrate nella cui circoscrizione era fissata l’ultima residenza del parente deceduto, compilando un modulo presente on line sul sito dell’agenzia stessa, il modulo per la dichiarazione di successione, a cui vanno allegati altri documenti come la ricevuta delle tasse pagate, visure catastali degli immobili, il certificato di morte, i documenti d’identità e i codici fiscali della persona deceduta e degli eredi, l’eventuale autocertificazione per i benefici prima casa e il prospetto di autoliquidazione delle imposte. Quando si eredita un immobile, entro 30 giorni dalla presentazione della dichiarazione di successione, è necessario presentare la richiesta di voltura degli immobili all’Agenzia delle Entrate – Uffici del Territorio (Catasto). La dichiarazione deve essere presentata dagli eredi e se sono tanti, basta presentarne una sola, e recentemente è stato disposto che non va presentata nel caso di eredità devoluta al coniuge e ai parenti in linea retta del defunto e per un valore non superiore a 100mila euro.



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